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IN ESPOSIZIONE Elena Parolini Quest’anno sono 20 anni che dipingo! Mica cotiche. Venti anni!
Ho cominciato nel 2003. Era settembre e con la mia valigetta di legno nuova di pacca mi sono presentata alla Scuola d’arte Massimo Bollani. Di quei primi mesi il ricordo più forte è quello del profumo dei colori ad olio. Appena entravo a scuola venivo investita da quell’odore sublime che si impregnava nei vestiti e nei capelli. Non passava giorno che non pensassi a dipingere. Avevo anche il mio dress code da pittura: jeans e una felpa nera che ancora uso e che, ormai, è di mille altri colori. Non esiste lavaggio che può cancellare i ricordi che si sono accumulati negli anni.  I mesi passavano, la mia valigetta di legno non era più nuova e io ero diventata una pittrice. Sì, forse alle prime armi, ma sapevo di essere una pittrice. Uno lo sa; non ci sono storie. Negli anni ci sono state mostre collettive e personali. Ho esposto in palazzi storici, in limonaie, nelle piazze, addirittura in una chiesa sconsacrata, ma le esposizioni che ho sempre preferito sono quelle che ho fatto nei bar e nei locali, dove la gente ci va per parlare, mangiare, bere e i miei quadri si intromettono spensierati in tutte quelle belle compagnie.
Ho fatto un po’ di tutto in questi anni: olio, acrilico, carboncino. Ho anche scritto due libri. Apparentemente non c’entra nulla, ma la verità è che scrivere è un’altra espressione della mia pittura. Poi ho imparato l’acquerello e, non contenta, l’ho insegnato.
Oggi sono qui per ripartire.
Questi sono i miei nuovi quadri, le mie Donne Sagge, il pezzettino di strada che sto percorrendo adesso, come pittrice e come donna.
Le mie donne non sono più malinconiche come ieri, benché io lo sia tutt’ora. Loro sono solari e colorate. Sono leggere come il vento e vitali come il sole. Sono fresche come l’acqua e un po’ fuori dagli schemi come le zie dei vecchi film.
Le ho chiamate le mie “Donne Sagge” perché sanno di non sapere. Non sanno dove stanno andando, perché lo stanno facendo e neanche se ci stanno andando davvero. Loro rappresentano l’attimo preciso in cui le ho dipinte, il presente, l’attimo che stiamo vivendo.
Di botto la mia pittura è cambiata e io non so il perché. E’ successo nel momento esatto che mi sono dimenticata di cercare di cambiare.
La pittura mi ha reso più forte, più trasparente, più permalosa, più coraggiosa e più testarda.  Non si diventa persone migliori, ma ci si avvicina molto a quella cosa che abbiamo dentro e che molti chiamano anima. Si diventa più veri, insomma. Nel bene e nel male.
 Potrei spiegare di più, ma se avessi voluto farlo, probabilmente non lo avrei dipinto.
Elena Parolini
www.elenaparolini.com
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