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IN ESPOSIZIONE
UTILIZZIAMO I PRODOTTI DELLA NOSTRA TERRA
“La scelta di iniziare questa avventura è un salto anche sotto il profilo del gusto. Nella mia cucina (a casa mia) mi ispiro alla cultura gastronomica popolare. È stata anche una scelta sul piano etico oltre che culinario. Gestire “dai Bighei” significa coltivare rapporti diretti con i tuoi fornitori, conoscere chi ti vende i legumi o le erbe spontanee. Cosa che di rado avviene in una grande cucina».
Gran parte dei prodotti sono autoctoni e parte di essi recuperati come varietà antiche, ciò ci permette di avere delle colture resistenti e adatte al nostro clima. Arrivano da agricolture e allevamenti non intensivi, ci limitiamo a scegliere quello che la terra ci riesce a dare: questo approccio ci consente di portare a tavola prodotti dal sapore straordinariamente intenso.
Noi siamo sempre alla ricerca della materia prima migliore, ove possibile chilometro zero, ma non disdegna di fare un po’ di strada in più per trovare cose uniche e genuine in una zona dove, guardandosi in giro, si trovano piccoli produttori di alto livello. “Formaggi fatti in un certo modo da mucche che pascolano libere, cantine che lavorano su un numero limitato di bottiglie e che, proprio perché non hanno la blasonatura del nome, hanno anche prezzi inferiori. Così è più faticoso, ma è più bello. Così c’è la poesia. Quando un produttore mi racconta del suo formaggio o delle sue olive con passione ed è contento che lo ascolti per me è il massimo.”
Gran parte dei prodotti sono autoctoni e parte di essi recuperati come varietà antiche, ciò ci permette di avere delle colture resistenti e adatte al nostro clima. Arrivano da agricolture e allevamenti non intensivi, ci limitiamo a scegliere quello che la terra ci riesce a dare: questo approccio ci consente di portare a tavola prodotti dal sapore straordinariamente intenso.
Noi siamo sempre alla ricerca della materia prima migliore, ove possibile chilometro zero, ma non disdegna di fare un po’ di strada in più per trovare cose uniche e genuine in una zona dove, guardandosi in giro, si trovano piccoli produttori di alto livello. “Formaggi fatti in un certo modo da mucche che pascolano libere, cantine che lavorano su un numero limitato di bottiglie e che, proprio perché non hanno la blasonatura del nome, hanno anche prezzi inferiori. Così è più faticoso, ma è più bello. Così c’è la poesia. Quando un produttore mi racconta del suo formaggio o delle sue olive con passione ed è contento che lo ascolti per me è il massimo.”
